Caro Giotto,
come ogni 30 aprile, da cinque anni a questa parte, con Vincenzo Moretti, sono molti quelli che partecipano alla notte del #lavoronarrato per ricordare che il lavoro vale se è lavoro ben fatto! Io quest’anno con l’associazione f2Lab ho pensato di partecipare con un piccolo tour tra due luoghi simbolo: una fabbrica dell’area industriale di Marcianise (la de.com, fabbrica manifatturiera per la produzione e la trasformazione del polistirene espanso per imballaggi industriali, alimentari, ortoflorovivaistici e prodotti speciali per l’edilizia) e le vigne nella campagna di San Martino Valle Caudina (quelle della Cantina Santituorio). In una fabbrica e in un’azienda agricola-vinicola: ecco dove voglio portarti, Giotto, prima che tramonti il sole. Attraversare i territori della provincia di Caserta e quelli della provincia di Avellino, per farti conoscere due persone: un imprenditore e una filosofa. Farti conoscere loro e vedere come sia stato fruttuoso farli incontrare, mettere insieme l’arte del fare impresa di uno con l’arte di dar forma ai pensieri e di raccontare storie per condividerle, dell’altra.
Ti conduco attraverso paesaggi discontinui tra degrado e bellezza, natura e artificio, perché voglio farti guardare a Riccardo e Carmela come esempi concreti del mondo del lavoro fatto con passione e sempre con spirito curioso e mai sazio di sapere. Durante la passeggiata tra i vigneti della sua famiglia, Carmela oggi ha mostrato a Riccardo prima questo o quel fiore, pianta, arbusto, albero, nominandoli ad uno ad uno, distinguendo le piante officinali da quelle velenose e raccontando le storie sentite da sua nonna o da altri del paese a proposito di quei luoghi e dei personaggi che a quei luoghi sono legati, fino ad arrivare alle mura di una casa abbandonata. Lì il racconto di Carmela si è fatto ricco di dettagli e di misteri così che Riccardo non ha più esitato e ha iniziato a progettare di farne un film, di sceneggiarne la storia per produrre qualcosa dal racconto che Carmela gli stava regalando in quel momento. Per un momento ho colto qualcosa nei loro sguardi, un comune senso epico del vivere e del lavorare: uno stesso impeto, una stessa audacia ad andare oltre quello che già esiste, riordinarlo e ricombinarlo, sottrarlo alla decadenza e all’oblio, per ‘fabbricare’ altro: dare vita alla fabbrica delle idee. In quel momento, tra un imprenditore e una filosofa-narratrice, ho visto unirsi l’effimero e prezioso valore delle storie della cultura contadina raccontate con sapienza da Carmela con la concretezza del valore da trasferire alla materia prima se trasformata in manufatto attraverso la produzione industriale come quella di Riccardo.
Attraverso questo incontro rivedo più vicini la campagna dove vive Carmela e dove la sua famiglia produce dell’ottimo vino, con la fabbrica dove si alternano diverse ‘stagioni’ e dove Riccardo ha pure realizzato un orto! Si! Ha trasformato alcune aree verdi dell’azienda in terra da coltivare: una terra che dà frutti solo se viene coltivata e curata e che risponde alle condizioni climatiche e ambientali. Così quell’orto suona come una metafora e ricorda a tutti, operai, geometri, ingegneri, trasportatori, ragionieri, addetti alla segreteria, addetti al personale, e allo stesso imprenditore, che per raccogliere i frutti c’è bisogno di cura e di attenzione, di pazienza e di competenze. Quel piccolo orto nella fabbrica nell’area industriale di Marcianise parla del senso del lavoro, del lavoro che chiede sempre di mettere insieme, ad arte, testa, mani e cuore. Il lavoro che tiene uniti i saperi come le esperienze di ognuno; il lavoro che vale se produce valore per sé e anche per gli altri; il lavoro che forma e trasforma la filosofa e l’imprenditore in eroi di storie fabbricate mettendo insieme pietra su pietra e unendole alle idee per farne case e paesaggi da abitare.