Caro Giotto,
sto sfogliando il volumetto ‘Giotto e il Trecento’ che apre la raccolta ‘La storia dell’arte’ curata da Philippe Daverio per Corriere della sera. Una pubblicazione molto ricca di immagini delle tue opere, dei tuoi maestri e dei tuoi allievi. Una festa per lo sguardo che si ferma qui e lì a cogliere un dettaglio o l’insieme della composizione pittorica. Ma solo ora rifletto sul fatto che i tuoi affreschi hanno lo specifico di richiedere di essere visti in loco, non sono trasportabili come lo sono una scultura o una tela: i tuoi affreschi sono tutt’uno con il luogo per il quale sono stati realizzati. Le tue opere tra Assisi, Rimini, Padova, Firenze indicano un itinerario che mi propongo di ripercorrere nell’anno nuovo per venire a ritrovare da vicino la tua poderosa eredità da cui facciamo nascere la modernità nell’arte insieme al pensiero moderno e a quello spazio plastico da cui emerge il pensare di un uomo nuovo.
Ecco allora che sul finir dell’anno si addensa la voglia di propositi e buon’augurio. Mentre mi appresto a metter in ordine i pensieri e a recitare tra me e me la lista dei desideri e dei proponimenti per l’anno nuovo che viene, l’occhio va a un dettaglio della Cappella degli Scrovegni e si sofferma su 5 figure addormentate, ad occhi chiusi, che fanno da contrappunto alla scena del Noli me tangere di cui sono parte. L’episodio evangelico sarebbe occasione per riflettere sulla conoscenza, sulla fede, sulla necessità che abbiamo di vedere e toccare per credere.
Ma s’ode intorno a me da lontano già lo scoppiettare della festa dell’anno che finisce e di quello nuovo che arriva. E con i suoni che fanno i fuochi d’artificio, s’addensano immagini evocative insieme ad altri simboli che in questi giorni accompagnano i rituali delle festività natalizie. Le parole, allora, seguono un ritmo dettato dallo scoppiettare dei fuochi in cielo e così mi pare già di poter far festa con te, con poche parole e con la suggestione che son capaci di condividere. Ecco allora che scrivo per i miei cari e scrivo a te perché possa tu tramutar le parole in più luminose immagini ad accompagnare, sul confine di un tempo nuovo, il tramutar di un tempo a venire in bello.
Lieto convivio e d’astri mirar la scia
S’apre così il Natale
Di astro lucente la scia
Stupita all’apparir
Seguendo
Tutt’a un tratto
Ecco che un astro
Lontano solo del suo remoto stare
appare
Si mostra in forma di luce
E dura più del tempo di un sospiro
Eppure è solo
solo per caso
Luce ch’entra di così lontano
in quel momento
mentre la notte è buia – sebbene al suo inizio
s’approssima e cade
D’inverno
lo sguardo perso a vagare distante
la mano a cercare conforto
Ecco che tu: appari e splendi – come diamante o sole o foco
Tutto è bagliore
scia luminosa
della luna ignorando il fisso clamore
abbaglia in un solo fuggente raggio
Frastuono per gli occhi ammaliati
S’accende
ed è gioia condivisa e allegro festare – talvolta banchetti e vocianti convivi
Col cosmo che ora pare pure il mio mondo, più tondo
Splendore di stella
segno
lucente fulgore di vita ch’esplode
d’un fuoco d’un sole che nasce e che muove
Luce gloriosa fa il giorno Natale
Giorno adorato
non più solo annunciato
Fa del nascere essere pure divino
Luce
non più solo bagliore di un dio
ma luce nascente da uomo che è nuovo
e nuovo il giorno se l’uomo è sua stessa luminosa via….
COMMENTI
Stefania Lombardi: Bella, BELLA, come non mai. Come il ricordo antico dello sguardo dei miei avi e l’essenza che ne sprigiona mi riporta ad un umano che si fa energia, alla forza di un carisma che solo chi tocca il cielo può dare. Per questo, maestra di vita di morte, sono onorata che tu mi abbia pensato . Ho letto divorato riletto approfondito una poesia sempre nuova ogni volta che la rileggevo perché parla alla mia anima e al mio cuore. In questo tempo volgare sono gocce di rugiada che bagnano un’anima deserta. Ah,cara Maria, per me è venuto il tempo del raccolto e della lieta novella, il tempo della maturità, del fiorire e dello splendore dell’astro e voglio leggerne i segni insieme a te. Grazie del tuo splendido dono e … Buon anno.