Caro Giotto,
ci sono luoghi come Marcianise dove campagna città fabbrica sono parte di un unico paesaggio nel quale fino a pochi anni fa, dal 1948 al 2012, svettava un’antenna-traliccio a fare da ‘punto notevole’ per orientarsi e muoversi in quei territori. Quel traliccio, torre trasmittente esile ed elegante, era parte dell’impianto sorto a Marcianise, a 18 chilometri da Napoli, per il nuovo trasmettitore Rai della città di Napoli che doveva diffondere il segnale radio e migliorare la ricezione rispetto a quella già esistente. Una torre eretta il 25 novembre del 1948 su un terreno di proprietà della famiglia del filosofo Benedetto Croce. Una torre della comunicazione che ora non c’è più e che per più di sessant’anni ha fatto da segno ascendente di modernità per Marcianise e per la sua operosità in trasformazione. Un segno visivo, Giotto, che svettava e dominava il paesaggio e che ha fatto da simbolo di una nuova geografia economica che vedeva quelle terre, prima note come Terra di Lavoro e Campania felix, come luogo di una nuova vivacità e della svolta industriale. Terre che hanno fatto spazio all’industria stratificando e integrando la propria antica vocazione produttiva e che oggi appaiono confuse, a volte disordinatamente, ai luoghi del consumo e quindi alle cattedrali del mercato e della distribuzione globale. Infatti, al traliccio-torre della comunicazione che non c’è più, si sono sostituite cattedrali dell’outlet e della grande distribuzione, a ridisegnare il paesaggio e ad orientare altri flussi e traiettorie di transito. Lo sguardo allora vaga per campi e per edifici in cerca di altri punti notevoli e di quei segni che hanno riscritto il paesaggio tra paludi e Regi lagni, senza trovare un ‘ordine del discorso’ ma frammenti e a volte fraseggi a elogio della dimenticanza.
Così Giotto, a partire da quella torre che non c’è più – da quel segno di una modernità da rinnovare – e andando in giro per quei luoghi e osservando quel paesaggio, posso dirti, che ci sono luoghi come Marcianise dove la #bellezza è la sfida da cogliere oggi, quasi una ‘chiamata alle arti’ che ho raccolto d condiviso con l’associazione f2Lab e con il Comune di Marcianise. Insieme siamo partiti dall’osservazione della storia produttiva, agricola e poi industriale, di Marcianise che racconta di un territorio in cui sono stratificate diverse tipologie di attività-identità e dove la qualità del paesaggio urbano ed extraurbano (industriale e rurale) risente di una pianificazione disorganica e richiede un lavoro di ricognizione, di rigenerazione e di recupero, in un’ottica di qualità ambientale, sociale e identitaria. Abbiamo convenuto e sottoscritto, in un Protocollo d’intesa, che i ‘vuoti’ architettonici e le altre tipologie di spazi fossero da ripensare in chiave ‘produttiva’ e che proprio a partire dai ‘vuoti’ si possa mappare e ridefinirne nuovi usi e funzioni. La consapevolezza comune ci fa riconoscere che la tipologia di attività cui il territorio di Marcianise sembra essere ‘destinato’ si è orientata negli ultimi anni verso il commercio, i servizi e la logistica integrata, lasciando solo sullo sfondo la matrice manifatturiera e produttiva che, fino a un decennio fa, ha fatto di Marcianise un significativo polo industriale. Il nostro accordo è fatto perché i saperi e le competenze relativi alla storia agricola, manifatturiera e industriale di Marcianise possano essere una risorsa da trasformare in patrimonio di cui rendere consapevoli la comunità territoriale e i decisori economici e politici per un’economia che suoni come modernità e torni ad essere produttiva. Produttiva e fertile come la terra, produttiva e creativa come le aziende di cui rimane traccia negli studi di archeologia industriale, produttiva e coraggiosa per le imprese tutt’ora insediate in quest’area tra Napoli e Caserta, ‘segnata’ fino al 2012 da quel traliccio orientato a mirare dall’alto, tra la Vaccheria, i Real Setifici, la Reggia, il casino di caccia e ancora una Reggia e poi ancora un’altra con la ferrovia, le estensioni e le bellezze del regno borbonico.
E proprio come il traliccio, in nome della produzione e della rigenerazione, si muove il progetto #Bellezza work in progress che abbiamo inaugurato aprendo ‘exNovo_Marcianise city Lab’: lo spazio-laboratorio che la De.com srl ha messo a disposizione del progetto e di f2Lab che se ne fa ‘animatore’. Dal 26 luglio 2018 Marcianise ha uno spazio-simbolo, non più una torre, ma un laboratorio che nasce all’insegna del ‘Fabbricar ad arte’, proprio come il nome dell’incontro che lo ha inaugurato.
Ricordo allora anche a te, Giotto, che l’associazione f2Lab – che nasce con l’intento di connettere Arte e Impresa – ha individuato le aree industriali come focus tematico su cui lavorare per contribuire alla riqualificazione del paesaggio postindustriale attraverso una nuova poetica del territorio. Sapendo che per leggere tra le molte stratificazioni del palinsesto territoriale di Marcianise c’è bisogno di recuperare mappe e cartografie utili a conoscerne quei tratti identitari che costituiscono possibile materia prima per riscrivere e immaginare altre traiettorie di sviluppo e crescita. Mappe, dati, cartografie, necessarie a costruire un ‘atlante’ dei luoghi capace di restituire visibilità e percorribilità a quei luoghi e alle sue ricchezze spesso dimenticate.
Con il progetto #Bellezza work in progress, la zona industriale è pensata come teatro, come scena a cielo aperto, perché un’altra luce la illumini e faccia diventare quegli spazi e quelle architetture come corpi capaci di far immaginare dell’altro e far risuonare l’eco generativa di una terra fertile. Fare di tutto il territorio di Marcianise un teatro, sarà come ‘fare luce’ o come utilizzare un’altra luce per ricucire l’ambiente produttivo rurale e industriale con l’ambiente urbano, producendo mutamento etico ed estetico per il “paesaggio-teatro” (Turri, 1998) che chiama la comunità, i professionisti, gli imprenditori, gli artisti, gli studiosi, i politici, gli amministratori, i ricercatori, a farsi insieme attori-eroi di una storia tutta da scrivere e riscrivere perché la Bellezza emerga e si faccia spazio rispetto all’abbandono e alla distratta dimenticanza. Pianificare, progettare, fabbricare, abitare il territorio sono attività che vanno coniugate all’immaginare, al desiderare, al giocare così che quello stesso territorio possa farsi teatro di altre storie da realizzare e da raccontare.
Ecco perché ho messo insieme, per te Giotto e per chi è curioso, un po’ di documentazione per materiali d’archivio cui si potrà metter mano, muovendosi per ora tra le tracce letterarie lasciate da Carmela Covino e Francesco de Core, quelle visive di Stefano Cerio, Corrado Costetti, Luciano Romano e Antonello Scotti, da far diventare progettualità grazie alle competenze della cooperativa Cantiere Giovani e dell’Associazione Aporema onlus da connettere a quelle delle Università e dei loro gruppi di ricerca come quelli di Francesca Castanò, del Dipartimento di Architettura dell’Università della Campania e di Michelangelo Russo del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II, e molti altri ancora.
Ecco i materiali che ho raccolto e che ti mostro perché possa anche tu con me immaginare e guardare lontano.