Caro Giotto, ti scrivo di ritorno da Roma: un viaggio in nome dell’arte di fare ricerca e del comunicarla, grazie al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica di cui tu sei un ideale mentore e ispiratore, come ne sono promotori l’Associazione Italiana del Libro insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale.
Il dotto porge al volgo la sua sapienza, la rende pubblica e fa della sapienza, e della scienza e della ricerca che l’hanno prodotta, un valore da estendere e condividere, perché la sapienza, la scienza e la ricerca hanno una funzione sociale ed economica che necessita di prendere corpo in opere capaci di generare nuova cognizione in chi ne fa esperienza. Quando un’opera rende accessibili saperi nuovi ed è capace di produrre effetti sul piano sociale ed economico, è opera pop, che nell’essere divulgativa celebra l’arte dell’inventare, così vicina a quella del conoscere, e si muove secondo la filosofia dell’open innovation. La ricerca produce sviluppo e innovazione ed è vista come aperta e in divenire, non più chiusa in un laboratorio o tutelata come esclusiva da brevetti e proprietà intellettuali.
La ricerca, ci ricorda il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica, è un’attività da condividere, che chiede anche di recuperare lo spirito transdisciplinare della cultura umanistica. Per questo, comunità scientifica, mondo della produzione e società si riconnettono in un tutto plurale e multiverso, caro Giotto, e ritrovano il valore più che solo letterario delle opere di autori come Lucrezio, Dante, Galilei o Leopardi, così da ridisegnare nuove catene del valore in nome del trasferimento tecnologico e costruire nuove reti o alberi della conoscenza. E per questo, per l’edizione di quest’anno, un premio speciale in nome di Giancarlo Dosi, è andato a Samantha Cristoforetti e a Stefano Sandrelli per il loro libro ‘Nello spazio con Samantha’: un’astronauta e un astrofisico-divulgatore che aprono lo spazio cosmico all’esplorazione di quanti si riconoscono nella meraviglia, negli interrogativi, nei processi di ricerca rivolti allo spazio che va oltre i confini in cui ciascuno è abituato a collocarsi. La lettura diventa un acceleratore e moltiplicatore di cambiamento. Lo sapeva bene Gutenberg e pure Lutero.
Ecco, Giotto, che i libri mi riappaiono come primo supporto per il trasferimento, la condivisione, la co-costruzione della conoscenza: maneggevoli, trasferibili, riproducibili, i libri sono il formato portatile e organizzato di un archivio ragionato di dati e le biblioteche un archivio degli archivi di dati, pronti a diventare da prodotti della ricerca a materiale per ricerca e sperimentazione da applicare nei campi più diversi. L’ambizione per chi fa ricerca e ne divulga i risultati raccogliendoli e pubblicandoli in formato libro, articolo, blog, conferenza, è quello di vedere utilizzata la sua ricerca, i dati, la conoscenza a cui giunge, così da uscire dal proprio ‘campo’ e partecipare di una ricerca applicata, nella logica dell’open innovation, del trasferimento tecnologico e della responsabilità sociale. In questo modo la ricerca assume una dimensione sociale, non è opera individuale come non lo è il lavoro che conduce a produrre un buon libro che ad essa fa riferimento, e quando è così può produrre un impatto significativo sulla conoscenza e quindi sullo sviluppo di intere comunità, organizzazioni, imprese.
Per questo il libro di Samantha Cristoforetti e di Stefano Sandrelli diventa un simbolo per significare la forza dei libri di portarti lontano, altrove, in altri spazi. La missione della Agenzia Spaziale Europea, attraverso l’artificio letterario che fa da veicolo, viene resa accessibile e raccontata per farti vivere o proiettare fuori dalla tua orbita. Un libro come una navicella spaziale: ti conduce in altri dimensioni dove cercare nuove soluzioni, riconfigurare scenari e soprattutto produrre futuro. Il potere dell’opera-libro, ad alta densità di contenuti e dati che possono essere riutilizzati ed estesi, condivisi, in tanti differenti contesti d’uso, viene celebrato e premiato all’interno di una cornice sostenuta dal mondo della ricerca (CNR) e dal mondo della ricerca industriale (AIRI) perché insieme, ricerca e attività produttive, possano disegnare nuove connessioni ed essere generativi di innovazione. Innovazione che emerge dal trasferimento tecnologico reso possibile anche solo dalla condivisione e dall’accesso a nuove cognizioni gustate come frutti prelibati dell’albero della conoscenza. Come trovarsi nella tua Cappella degli Scrovegni, caro Giotto: uno spazio in cui immergersi, come dentro l’ambiente multiagente sperimentato da me con Altroequipe e chiamato sistema roteanza antigravitazionale (di cui c’è traccia nella pubblicazione/report di ricerca e-Learning. Electric Extended Embodied) perchè in sistema roteanza antigravitazionale, come nella navicella spaziale guidata da Samantha Cristoforetti oppure nel libro che ne racconta il viaggio, è possibile percorrere altre traiettorie e produrre mondi e saperi sempre nuovi, da condividere nel processo stesso del vivere contribuendo a nutrire il sistema aperto della conoscenza.